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Altri luoghi di culto

Santuario della Madonna delle Grazie (detto anche Madonna delle Fratte)

Chiesa S.Maria delle Grazie

Il Santuario della Madonna delle Grazie è situato su un colle adiacente la piazza principale di Capranica Prenestina. Le origini del Santuario non sono certe, ma diversi studi e ritrovamenti in archivi  fanno pensare che la prima costruzione della chiesa (probabilmente un tempietto) risale alla prima metà del XVI secolo;  poi verso la metà per 1700 fu costruita la chiesa in onore dapprima di San Leonardo e succesivamente dedicata alla Madonna delle Ginestre divenuta poi Madonna delle Fratte. 

La tradizione popolare racconta che in tempi lontani un pastore di Castel S.Pietro (paese a pochi chilometri da Capranica Prenestina) che si trovava con il proprio gregge in quel luogo, trovò in mezzo ai cespugli (alle fratte) un quadro raffigurante la SS. Vergine Maria con in bambino Gesù in braccio che il pastore portò  con se al rientro al suo paese. Il giorno successivo però lo stesso quadro tornò miracolosamente a Capranica nel luogo dove fu trovato in mezzo ai cespugli. In quel luogo fu quindi eretto un tempietto con all'interno il quadro delle Madonna. Probabilmente negli anni a venire fu ampliato varie volte fino alla metà del 1700 quando fu costruita una chiesetta più capiente e un scalinata di accesso dalla piazza del paese.

La chiesa fu gravemente danneggiata nel bombardamento del 1944 e  il quadro originale della Madonna datato 1545 fu praticamente distrutto. Subito dopo l'evento bellico la chiesa fu restaurata sotto la direzione dell'allora Genio Civile. Il quadro della Madonna con il Bambino Gesù, grazie alla preziosa opera del pittore Giovanbattista Conti che lo ridipinse, è stato ricollocato nella chiesa  l'11 aprile 1947.

Negli anni '70 a seguito di interventi di manutenzione sono stati riportati alla luce parti di interessanti affreschi che nel restauro del dopoguerra non sono stati opportunamente salvaguardati. Riportiamo di seguito quanto scritto in proposito dal Presidente della Confraternita Madonna delle Fratte Amedeo Mazzi nel 2002:

"Il 3 settembre 1971, a seguito di raschiature praticate sulla parete di fondo della chiesetta rurale, è venuto alla luce un frammento di un antico affresco: la faccia del Bambino Gesù in aMadonna delle Grazietteggiamento di sereno abbandono sul petto della Vergine Santissima; dell’interno scomparso dipinto è visibile soltanto il detto frammento. Secondo la testimonianza del cav. Tommaso Frezza, del Sig. Leonida Orsi e di altri, l’interno affresco, oggi distrutto, occupava la parte << in cornu Evangelii >> della parete, mentre la parte centrale era occupata da altro affresco raffigurante San Leonardo, attualmente ricoperta da intonaco. L’esame del reperto venuto alla luce mostra una fattura pregevole, che potrebbe essere collocata al sec. XVI, e forse anche a data anteriore; è presumibile che, anche l’affresco centrale, oggi ricoperto da intonaco, sia databile alla stessa epoca. Non posso qui esimermi dal segnalare e recriminare l’opera deleteria di chi diresse - per conto del Genio Civile - il lavoro di restauro della chiesetta, effettuato appena dopo l’ultimo conflitto mondiale. Il rinforzo della parete ed ogni altra opera di restauro sarebbero state egualmente efficienti e perfette se si fosse evitata l’applicazione dell’intonaco sugli affreschi ivi esistenti. Chi potrebbe dimostrare, oggi, che essi siano opera di artista valente? A quale scopo deturpare, senza ragione alcuna, delle opere che, sebbene di scarso valore artistico, sarebbero tuttavia, una preziosa testimonianza dei tempi trascorsi? Vero è, peraltro che la fede della nostra gente non ha bisogno di opere d’arte per manifestare e testimoniare la venerazione e l’amore verso al Vergine Santa. Prova ne sia che, nei periodi in cui il piccolo Santuario è aperto al culto, esso è meta per ognuno e asilo quotidiano di serenità e di pace. Le testimonianze d’amore dei capranicensi verso la Madre Celeste sono i numerosi doni visibili nell’antico tempietto; candelabri, lampadari, suppellettili d’uso e oggetti occorrenti ai sacri riti. Come anche di tutti i capranicensi è stato il contributo offerto per il rifacimento della copertura della chiesetta rurale, e saranno di essi sicuramente i futuri contributi per gli eventuali lavori di ampliamento e di ornamento che verranno effettuati al piccolo Santuario. "

 


 

Chiesa rurale di San Rocco

Chiesa SanRocco

La festa in onore di San Rocco si celebra il 16 agosto con una solenne processione dalla chiesetta del santo fino alla chiesa parrocchiale.

Le origini delle celebrazioni in onore di San Rocco a Capranica Prenestina, non sono note. Si presume attorno al XVII secolo, in quanto in tale periodo risulta la costruzione di una chiesa rurale dedicata al santo che fu demolita, assieme all'omonima fontana monumentale, per permettere la realizzazione della provinciale Capranica-Rocca di Cave.

San Rocco

Rocco di Montpellier, secondo le ricostruzioni storiche più attendibili (ma da prendere comunque con la massima cautela), sarebbe nato nella predetta città francese fra il 1345 ed il 1350, in una famiglia di rango nobiliare o quantomeno molto benestante, legata al mondo del commercio e della politica locale. Il padre si sarebbe chiamato Jean, la madre Libère, e secondo alcune fonti sarebbe nata in Lombardia. Anche i tentativi di individuare il nome della famiglia sono dubbi, alcuni propongono il casato dei Delacroix, altri propendono per i Rog, Roq o simili, avallando dunque la tesi che Roch non sia un nome ma un cognome.

Oggi, la maggior parte degli studiosi di San Rocco, collocano la vita del Santo tra il 1345-1350 per la nascita e il 1376-1379 per la sua morte. Secondo la tradizione, Rocco cresce in un ambiente profondamente cristiano, studia forse alla scuola dei Padri Domenicani e già nella sua adolescenza conosce il terribile flagello della peste (in particolare l’epidemia del 1361). Verso i vent’anni di età perde entrambi i genitori e decide di vivere fino in fondo l’esempio di Cristo; vende tutti i suoi beni, si affilia forse al Terz’Ordine francescano ed indossa l’abito del pellegrino, facendo voto di recarsi a Roma a pregare sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. Ma il suo lungo viaggio in Italia subisce continue deviazioni e ripensamenti, per seguire la diffusione della peste; Rocco, infatti, invece di sfuggire il contagio si mette coraggiosamente al servizio dei malati, li aiuta e li conforta, e riceve da Dio la capacità di guarirli miracolosamente.

Verso il 1367 arriva comunque ad Acquapendente (provincia di Viterbo), e entra in Roma tra la fine dell’anno e l’inizio del 1368, quando papa Urbano V è tornato da poco da Avignone, la località francese in cui i pontefici erano in esilio da quasi sessant’anni. Rocco si reca, come di consueto, in un ospedale, e qui guarisce un misterioso cardinale, o comunque un alto prelato, che per riconoscenza lo presenta al papa nel corso di una emozionante udienza privata; soggiorna poi in città per alcuni anni, e parte fra il 1370 ed il 1371. Giunto a Piacenza, si ammala di peste e quindi deve allontanarsi dal centro abitato; rifugiatosi, secondo la tradizione, in un boschetto vicino a Sarmato, si salva dalla morte per fame grazie all’aiuto di un cane, che affezionatogli, tutti i giorni gli porta un tozzo di pane. Il suo ricco padrone, il nobile Gottardo (generalmente ritenuto della famiglia Pallastrelli), incuriosito dall’andirivieni del cane, lo segue e scopre il rifugio di Rocco; da allora comincia a frequentarlo, diventa suo discepolo e decide anche lui di consacrarsi a Cristo, rinunciando ad ogni bene materiale. Dopo la guarigione, Rocco riprende il cammino per tornare in patria e si separa dal suo grande amico, quel Gottardo che da alcuni è ritenuto l’autore della prima biografia (perduta) del santo. Rocco lascia Piacenza nel 1371, ma altri studiosi fissano la data del 1374. Le antiche ipotesi che riguardano gli ultimi anni della sua vita risultano ormai insostenibili; egli non è morto né a Montpellier né ad Angera.San Rocco

Si ritiene invece che Rocco si sia trovato implicato nella guerra, durata dal 1371 al 1375, tra il Ducato di Milano e l’alleanza ispirata dallo Stato della Chiesa, la zona di Piacenza era infatti tra i punti nevralgici del conflitto, e Rocco potrebbe essere stato arrestato all’altezza di Broni, per essere condotto a Voghera dove fu imprigionato per quasi cinque anni. Rocco vive tale dura prova come una sorta di purgatorio di espiazione dei peccati e muore il 16 di agosto, in un anno compreso fra il 1376 ed il 1379.

Il dato più importante è rappresentato dall’attestazione, in Voghera, della più antica festa di San Rocco - in anticipo secolare rispetto a qualsiasi altra località al mondo. Le sue reliquie, conservate a Voghera per oltre un secolo, furono trafugate nel 1483/1485 dai veneziani (attualmente conservate a Venezia) ad eccezione dei due frammenti del braccio rimasti a Voghera nella chiesa parrocchiale di San Rocco.

Al di là della difficoltà di reperire elementi certi per una biografia attendibile, resta il fatto che la figura di San Rocco rimane ancor oggi vivissima nel cuore del fedeli di gran parte dell’Europa attraverso una miriade di tradizioni devozionali, feste patronali, edifici sacri, testimonianze documentarie, oggetti d’arte, e soprattutto opere sociali, assistenziali e caritative, che continuano a fare di questo santo un vero ed intramontabile campione della solidarietà e dell’amore cristiano.

Rocco fu quindi un santo pellegrino, che, contemporaneo della peste nera, divenne un riferimento essenziale per un’umanità decimata dalla malattia e anelante a ritrovare la pace del corpo e dell’anima; anche perché le guarigioni miracolose, vere o presunte che fossero, gli erano valse il titolo di patrono degli appestati.

Come in molti altri centri, anche nella nostra chiesetta è presente una statua con la sua classica immagine di uomo robusto, dalla carnagione olivastra (perché spesso esposto alle intemperie), vestito da viandante, la conchiglia di Santiago, il bastone, la bisaccia e un rosario, con il ricorrente gesto di scoprirsi la coscia laddove si formavano solitamente i primi bubboni della peste e affianco il fedele cane con il pane in bocca.

(liberamente tratto da www.chiesasanrocco.it)

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